Era la terza volta che tornavo a Tokyo da quando vivo nel Kansai ed è stata un’esperienza diversa dalle due passate: la prima coincideva anche con il mio primo ritorno a Tokyo dopo la Keio, l’aspettativa e l’entusiasmo erano a mille e mi ero organizzato tutte le giornate quasi con un mese di anticipo; sulla seconda calo un pietoso velo di uranio impoverito altamente nocivo; la terza mi ha dato occasione di vivere con più lucidità la capitale giapponese protagonista del mio passato.
E ho capito che Tokyo ormai esercita verso di me un fascino sempre minore, che sta diventando sempre più una città come un’altra. La presenza ancora di molti cari amici dell’epoca keiota le dà senza dubbio una marcia in più e più ci penso più mi stupisco di come tutti gli italiani che conoscevo allora siano ancora lì.
Visitando la Keio però, ormai in piena ristrutturazione e piuttosto diversa da come la ricordavo, mi è parso di stare camminando tra le rovine di un’antica e potente civiltà ormai estinta: l’università sta bene ora come allora si intende, le rovine sono quelle della mia mente e dei miei ricordi.
Ho vissuto all’ombra del rimpianto di quel anno dal 2006 a oggi, senza mai mettere in dubbio l’equazione Tokyo = Keio = Giappone, anche quando sono arrivato a Takasago.
Immagino sia giunto il momento di fare definitivo ritorno al presente.
3 risposte a “Alasin”
Ma dalla finlandia vengono solo gruppi assurdi? ‘sti Ruoska sono perfino più assurdi dei 69 eyes.
Tokyo, mbouh, mi sembra ieri che son partito da Tokyo e invece.
Eheh troppo dei grandi. Anche se forse preferisco i Turmion Katilot.
Brutta bestia il rimpianto. e’ come vivere col freno a mano tirato, ne so qualcosa.
Ma bella la presa di coscienza, dai che magari te ne liberi. E vai a vivere a Nagoya! :D